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Report Happy Divers @ Umbria Wreck

Dura, è veramente dura!!

Abituarsi al tran-tran del lavoro e della vita quotidiana è particolarmente difficoltoso dopo aver trascorso una settimana meravigliosa immergendosi nel Mar Rosso sudanese.

Ora ci si crogiola nei ricordi ed a questo proposito voglio, questa volta, fare un resoconto dell’immersione su uno dei più bei relitti che io abbia visitato: L’Umbria.

Non che descrizioni e report manchino, visto che si tratta di uno dei relitti più visitati al mondo ma voglio comunque farvi partecipi delle emozioni da me provate e degli scatti che ho fatto visitando lo scafo sia esternamente che internamente.

 

La storia della nave è molto nota:

Varata nei cantieri di Amburgo agli inizi del 1900 fu destinata al trasporto merci in Argentina con il nome di Bahia Blanca. Nel 1935 fu acquistata dal governo italiano che cambiatole il nome in Umbria la destinò al trasporto di truppe e materiale bellico. Nel Giugno del 1940 la nave si trovava in navigazione con destinazione l’Eritrea con un carico ingente di materiale bellico. Bloccata alla fonda a Wingate Reef da due unità inglesi si auto-affondò il 10 Giugno 1940 per evitare la confisca del carico.

L’immersione è di per sé piuttosto semplice visto che le prime strutture della nave sono raggiungibili dopo pochi metri di immersione mentre la penetrazione di alcune parti può rivelarsi più difficoltosa visto la facilità con la quale si può sollevare del sedimento con conseguente calo della visibilità.

Inizio l’immersione dalla poppa dopo trascorro un po’ di tempo con Mara, la mia modella per l’occasione, cercando di trovare lo scatto giusto vicino all'elica. Veramente bella la parte posteriore del relitto con l’elica che si erge imponente e la poppa ben delineata nel blu!

Mi attardo poi a ritrarre dei bei pagliaccetti accasati su un albero di carico e perdo così il resto del gruppo. Proseguo allora verso prua e qui rincontro i miei compagni che stanno iniziando la penetrazione del relitto in direzione delle cucine e della sala da pranzo.

Per entrare si sale in uno stretto sifone e poi per un corridoio e proprio qui è importante il controllo dell’assetto per evitare drastici cali di visibilità o di urtare, soprattutto in risalita, qualche lamiera tagliente.

Gli spunti fotografici sono innumerevoli.

Belli i pentoloni in cucina e meravigliosa la sala da pranzo con i supporti dei tavoli incorniciati dalle lame di luce penetrante dagli oblò. Il tutto viene reso poi più suggestivo dall'inclinazione del pavimento tanto che sembra di essere in un quadro surrealista.

Usciti all'esterno ci accingiamo a visitare le altre stive.

Nella prima troviamo una cascata vera e propria di bottiglie, purtroppo vuote, mentre in quella successiva ci troviamo di fronte un vero e proprio muro di bombe ancora accatastate in perfetto ordine. Riesco ad ottenere qualche scatto discreto nonostante il precedente passaggio di molti sub abbia sollevato molta sospensione.

Mi risulta però impossibile accedere e scattare nell'ultima stiva, quella ove si trovano le Fiat 1100. Troppi sub e troppa sospensione. Pazienza, mi rimangono sempre i ricordi e gli scatti fatti due anni fa.

L’immersione si avvia al termine con la visita della prua e con poi una lenta risalita a profondità minori dirigendoci nuovamente verso la poppa. In questo tratto eliminiamo un po' di azoto ma non per questo rinunciamo ad ammirare i ponti superiori della nave che in questi decenni sono diventati la casa di innumerevoli creature di barriera.

Molto belli sono i passaggi sui camminamenti laterali e qui riesco ancora a fare qualche bello  scatto.

Terminiamo quindi l’immersione tornando alla M/Y Voyager dopo ben 80 minuti. Il tempo è volato.

Se fosse per me mi ritufferei subito per fare le innumerevoli foto che so di non aver fatto e per esplorare tutte le parti del relitto che oggi, ma anche due anni fa, non ho visitato.

Tiranno è però il tempo e visto che incombe il rientro posso solo trarre le mie conclusioni.

A mio avviso si tratta di uno dei più bei relitti visitabili,  per la sua accessibilità, per la sua bellezza nonché per il fascino della sua storia visto che si tratta tutto sommato del primo gesto di eroismo italiano della seconda guerra mondiale.

Sicuramente servirebbero molte immersioni, fatte soprattutto con meno caos sulla nave, per poterla gustare al meglio soprattutto dal punto di vista fotografico ma in ogni caso rimane sempre un’esperienza meravigliosa.

Le foto in alta risoluzione le potete visionare quí

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